
Se amate i thriller esoterici, se vi piace infilarvi nei labirinti occulti dei Rosa Croce e dei Templari, se volete sapere perché dietro le tele di
Giorgione c’è un mistero, allora riuscirete bene a sorvolare sulle piccole imperfezioni letterarie di questo romanzo. Il volo del pellicano, di
Giovanni Francesco Carpeoro (Bevivino edizioni) è prima di tutto quello che dovrebbe essere: un’attenta e dettagliata analisi della genesi rosicruciana,
fatta dall’interno, da uno, cioè, che di esoterismo se ne intende. Carpeoro, nome sospetto di un misterioso avvocato di origini calabresi, vive a
Milano e la sua passione per la cucina trascende solo quella per gli antichi culti. E così decide di prendere le sue conoscenze in materia e
costruirci intorno un romanzo. Parte denigrando il già denigrato Dan Brown e il Codice da Vinci, ma in realtà la struttura de Il volo del pellicano
non è poi tanto diversa: un quarantenne neo disoccupato incontra un uomo che lo indurrà a studiare attentamente le tele del pittore trevigiano
Giorgione, al fine di trovare il segreto dei Rosa Croce. Ci scappa anche il delitto, ma alla fine la conoscenza troverà la sua strada, come sempre
per chi “serba puro il cuore”.
I Rosa Croce sono (sono stati?) un ordine segreto, nato nei primi del XV secolo ma diffusosi solo due secoli dopo.
Oscura l’origine, tanto quanto le notizie su di loro. Anche perché se hanno una prerogativa questa è quella di essere del tutto “invisibili”.
Si racconta che Cartesio, il famoso filosofo e matematico francese vissuto a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, fosse in odor di rosicrucianesimo.
Egli allora camminava insistentemente per Parigi, al fine di mostrare a tutti che era visibile e, di conseguenza, non appartenente al misterioso ordine.
A Milano, più o meno in autunno, spuntano manifesti che annunciano il rito dei Rosa Croce, anche perché esiste eccome ancora oggi un’associazione che
raggruppa coloro che si definiscono eredi degli antichi adepti.
Il romanzo quindi prende le mosse dall’oggi: Giulio Cortesi, quarantacinquenne milanese appena rimasto senza lavoro, fa uno strano incontro,
il primo di una lunga serie: un misterioso signore lo invita a sfruttare il tempo libero a sua disposizione e a cercare un misterioso messaggio che
nessuno ha ancora trovato. Un messaggio che passa attraverso le pagine di libri raffinati e difficilmente reperibili, nonché attraverso le opere di
Zorzo di Castelfranco, meglio conosciuto come Giorgione, pittore della Repubblica Veneta. Giulio accetta.
Un viaggio iniziatico che comincia a Milano, nella Milano esoterica, quella di un’antica tradizione massonica che resta inviolata ancora oggi.
Tra personaggi più o meno misteriosi (l’astrologa di origini austriache che in molti si saranno già divertiti a identificare; la torinese Gabriella
Franchi che ha già dato adito a più di una interpretazione), ma anche tra libri di raffinata levatura, come gli scritti di Silesio, mistico tedesco
quattrocentesco o l’osservazione dei fregi nell’abbazia di Chiaravalle.
E la parte più bella del libro è questa: un’analisi competente e serrata della
storia occulta, capace di unire il messaggio rivoluzionario di Cristo con quello immanentista della scienza, il cattolicesimo e l’induismo, la storia e
la cronaca. Perché questo era, in sintesi, lo scopo dei Rosa Croce: creare una grande fratellanza universale, attraverso messaggi trasmessi a pochi
eletti che avevano il compito di custodirne le tracce. Leonardo da Vinci, Mozart, Bach, D’Annunzio, Cocteau, Dalí: Giulio si muove seguendo l’opera
di grandi maestri che, secondo la tradizione esoterica, sarebbero stati iniziati alla conoscenza di segreti. Segreti da tramandare attraverso la loro
arte. E così vedrete le tele di Giorgione sotto un altro aspetto. Nel pavimento a scacchi della Pala di Castelfranco sentirete echeggiare un significato
nuovo, così come nel bellissimo I tre filosofi. Sulla reale e provata appartenenza di questi ed altri geni ad altrettanti ordini, il dubbio va
rispettato: il minimo che si possa chiedere ad un ordine segreto è che mantenga il segreto. Eppure il messaggio che scaturisce da questa complessa
riorganizzazione di scritti, detti, aneddoti, sogni, segni, cifre e quadri è che l’intelligenza del mondo vive finché cerca di qualcosa, coltiva il
dubbio, si nutre di curiosità. Se si ferma perché convinta di averlo trovato, è morta.
E poi c’è il romanzo. Se teniamo conto che questa è l’opera prima di un avvocato, possiamo anche accettare una sorta di… rodaggio letterario.
Perché a questa bella analisi, a questa amorosa (nel senso eckhartiano del termine) e puntigliosa ricerca negli enigmi, si contrappone una scrittura
talvolta improbabile (passi la denominazione il Nicoletti, ma il dott. Nicoletti no...). Senza contare gli excursus culinari del nostro Giulio,
che nel bel mezzo di un dramma ci spiega la ricetta dell’orata in umido. A meno che anche il pesce, qui, non avesse un significato simbolico.
Battute a parte, il romanzo è in corso di traduzione per essere pubblicato negli Stati Uniti. E si preannunciano già le prossime puntate del giallo,
accompagnate dalle nuove ricerche nel mistero dell’architetto Giulio Cortesi.
Roberta Scorranese
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